Eugenio Sideri, storie di partigianeria teatrale

Chi si rifiutava di battere la lancia, di diventare corista nella sinfonia sgangherata degli ululi, non era che un vile affamato di fichi, per i quali voleva conservare la pancia.
Antonio Gramsci

La storia può essere raccontata in tanti modi, che sia scritta, recitata, affrescata, disegnata, tutto si traduce in un evento contemporaneo.

Si tratta di un concetto delineato da Benedetto Croce, il quale parla di contemporaneizzazione di tutto ciò che è cronaca. La narrazione, secondo questo principio, è sempre frutto di una coscienza che vive nel presente e, allo stesso tempo, avvicinandoci a certe storie del passato, acquisiamo consapevolezza critica.

Entrare nella storia, anche solo attraverso il racconto, meglio quando recitato, ci proietta in un tempo che non è più trascorso, ma si trasforma in un presente partecipato.

Eugenio Sideri nella storia ci entra soprattutto attraverso i racconti della Resistenza e dei partigiani, un lavoro di ricerca che si concretizza attraverso la scrittura drammaturgica e la regia di azioni teatrali capaci di creare nuove cognizioni.

Sideri ha tramutato l’odio verso gli indifferenti nel mestiere di un moderno partigiano, perché si può essere partigiani in tanti modi e lui lo è attraverso la pratica del teatro. Un’arte che, riuscendo a sopravvivere alla travolgente digitalizzazione di ogni forma di comunicazione, di Resistenza se ne intende. Sideri è uno scrittore, drammaturgo e regista ravennate, tra i fondatori nel 2001 della compagnia teatrale Lady Godiva Teatro, ormai parte integrante del ben più ampio patrimonio culturale della stessa città di Ravenna.

Oltre trent’anni di carriera artistica e letteraria ispirata da un incontro con la storia di Umberto Ricci, eroe e martire della Resistenza italiana. Il nome di battaglia di Umberto Ricci era Napoleone, morì insieme ad altre undici persone nell’eccidio del Ponte degli Allocchi a Ravenna nel 1944; una strage raccontata nella scrittura drammaturgica di Per non perdere il conto.

La vita stessa di Ricci è narrata in Napoleone. Storie di partigiani, spettacolo messo in scena per la prima volta nel 2004 e distribuito anche da Rai Sat.

foto di Marco Parollo

Una storia, quella della lotta per la liberazione, di cui Sideri si fa interprete, una narrazione ogni volta diversa, ma che puntualmente porta in scena la Resistenza, i partigiani e le partigiane, affidando alla coscienza contemporanea le testimonianze del passato.

A distanza di pochi giorni dall’anniversario dell’Italia liberata, da qualche tempo giudicata festa divisiva, è facile comprendere quanto ancora oggi abbiamo bisogno di partigiani pronti a lottare per ripristinare l’unica verità possibile: il 25 aprile celebra la liberazione dell’Italia dalla dittatura  nazifascista. 

Sideri ci prova con i sui testi e le sue regie teatrali, al partigiano che irrompe sulla scena di L’è e su temp, nato nel 2018 e pensato per affiancare le celebrazioni della liberazione, fa urlare:“. . . è il momento di fare delle scelte, si deve decidere da che parte stare. . . Siamo uomini liberi e occorre fare la guerra, se non vogliamo più la guerra. Uomini, donne  è venuto il  momento per essere partigiani!”

Nel libro Partigiani. Storie della Resistenza raccontate a teatro, Sideri ha raccolto le storie scritte e messe in scena dal 2004 al 2018, testimonianze che, come afferma l’autore stesso, ha raccolto per la strada della Memoria per restituire il ricordo di episodi lontani nel tempo.

Un lavoro fatto per cercare un dialogo con le nuove generazioni, attraverso il linguaggio della rappresentazione teatrale. Eugenio parla di una certa difficoltà nel discutere di Resistenza e per questo lascia spazio all’azione teatrale, forse più adatta a informare e spiegare ai più giovani che la strada per la democrazia e la libertà non è stato un percorso facile e scontato.

La Resistenza è stato un duro cammino, eroico e valoroso, fatto di quello stesso coraggio raccontato in 44. Il coraggio della scelta, un lavoro dedicato alle staffette e alle donne della Resistenza italiana, tema poi ripreso in Biciclette partigiane.

L’elenco della drammaturgia partigiana di Sideri è lungo e il suo impegno artistico si trasforma in un’azione partigiana, nel senso gramsciano del termine, anche quando i temi affrontati sono altri, come quelli strettamente connessi alle tematiche sociali, vale per la precarietà dell’esistenza sullo sgretolarsi del valore del lavoro, o per le intense esperienze di Teatro-carcere nella casa circondariale di Ravenna.

Beppe Fenoglio, nel romanzo Il partigiano Jonny scriveva: ”Fischia il vento è una vera e propria arma contro i fascisti. Li fa impazzire, mi dicono, al solo sentirla”, allo stesso modo, ci piacerebbe pensare che, le storie della Resistenza partigiana tradotte da Sideri in messinscena teatrale, possano trasformarsi in strumenti di consapevolezza, efficaci come le più valide armi di precisione, in questo particolare momento in cui assistiamo all’avanzata di un certo revisionismo storico.

di Maria Concetta Loria

foto di Marco Parollo