frammento 316
Questa grazia, e tenerezza, di bocche che si mangiano lentamente, di occhi che si penetrano, di polsi e colli che si stringono, di ventri che si muovono, impazziti, di piedi e gambe che puntano sui cuscini, di capelli e liquidi che si mescolano, ma di anime che non si capiscono, di corpi che si imitano e di mani che si ricordano…allora, questa grazia di odori adesso è angoscia. L’angoscia di aver sbagliato il centro e aver cercato ai margini, di aver sfiorato l’intensità e averne colto solo l’immaginazione. Mentre la mia schiena premeva sul pavimento i miei dubbi come fiere mi aspettavano sul soffitto. E il soffitto poi piano piano si è abbassato, abbassato, fino a opprimermi del tutto. Che adesso mi trovo in questo cavo iperbarico dove ogni battito e ogni respiro sono calcolati, e a volte saltano per rifiuto il loro giro.
Mese: Gennaio 2000
frammento 315
Laura aveva chiesto a Diego cosa pensasse dell’amore, e Diego non aveva risposto. E allora gli spiego lei il concetto muovendo con le labbra parole in quel suo sguardo di uomo, scettico. E cominciò con un “sai”, che a Diego fece subito assumere quella smorfia di fastidio, o forse era rancore. “Sai, l’amore spinge due persone a capirsi, capirsi nel profondo. Non è un sentimento, è aprirsi all’altro per essere compresi”. Lui sciolse la smorfia e poi, con un sospirone, e appresso una pausa drammatica, aggiunse finalmente: “Laura, io non ti amo”.
frammento 314
Poi ti fermi. Le foglie cadute. Io mi siedo sul muretto. Silenzio. Poi ti dico che mi hai deluso. Tu sorridi. Non capisco. Non aggiungo altro e penso di avere anche sbagliato a dire deluso. Tu veramente non mi hai deluso. Perché io non mi aspettavo più niente. Camminavo a testa bassa e tu mi hai fermato, volevo andare oltre, e tu mi hai trattenuto. Ma no! Non mi hai neanche trattenuto!
Ho le parole sbagliate.
E io non volevo.
Ma non è vero! Ti ho voluto.
Ho pensato che non poteva più succedere, e invece tremavo.
Ho alzato gli occhi e tu mi guardavi...ma perché mi guardavi?
frammento 308
Scorticata. Le dita di una mano sfregavano sull’altra e con lento lavorio, soprattutto delle unghie, lei si toglieva la pelle. Senza rumore, a non farsi vedere, seduta verso il niente, guardando indietro nel tempo, sospirando e gemendo. La pelle di sotto emergeva viva e sanguinante e lei così ne sentiva il calore. Un rivolo rosso correva lungo la vena dell’indice che porta al polso, ma quello non era ancora lo strato di sangue che sperava di trovare.