Kornél Mundruczò è un regista teatrale e cinematografico ungherese, noto a livello internazionale e pluripremiato nei più prestigiosi festival di cinema e teatro, che arriva per la prima volta al Piccolo di Milano, al Teatro Strehler, con lo spettacolo Parallax in cui esplora il tema dell’identità di fronte ad antisemitismo, razzismo e queerfobia.
Categoria: TEATRO
“L’età è come l’alcol: c’è chi la regge e chi no”. La battuta è di una deliziosa signora che potrebbe essersi scolata un litro di whisky senza perdere un colpo. Si chiama Louise Wilberforce, di professione affittacamere. È lei la protagonista de La signora omicidi, lo spettacolo ispirato al racconto di William Rose, Lady Killers, da cui il film omonimo di Mackendrick, adattato per la scena da Mario Scaletta e diretto da Guglielmo Ferro, al Teatro Quirino di Roma fino a domenica 16 marzo.
Nel ruolo una Paola Quattrini che non so dire se sempre più sorprendente oppure no, perché questa magnifica signora del nostro teatro ormai ci ha a tal punto abituati a vederla ballare saltare fare quasi spaccate piroettare sul palcoscenico che non ci sorprendiamo più.
Il grande vuoto di Fabiana Iacozzilli e terzo capitolo della Trilogia del vento dopo La Classe e Una cosa enorme.
Un viaggio feroce e pieno di grazia attraverso le vicende di una famiglia normale che si ritrova a vivere una situazione anormale, cercando di normalizzarla come si può. Di renderla allegra e inoffensiva per quanto è possibile, facendo in modo che il dolore sia sopportabile.
Molto più di un cavallo di battaglia, Migliore è per Valerio un pezzo di cuore che sanguina al pensiero di un amico che non c’è più, Mattia Torre, regista e autore di questo affresco scritto apposta per lui, cucitogli addosso come un perfetto abito di sartoria.
Storia comica e tragica di un uomo ordinario che paga il fio di una buona azione dai risvolti infelici, il monologo è in realtà una polifonia di voci che offre il fianco a un virtuosismo da interprete navigato.
Un piccolo evento che ancora una volta testimonia del potere salvifico della scrittura. Del suo essere luogo di libertà e di riscatto, in cui tutto è possibile, tutto è lecito, e i mostri arretrano perché il tuo sguardo fattosi lucido incute loro paura.
Si tratta di Una culla sbagliata, presentato al Teatro Altrove di Roma dal 10 al 12 gennaio 2025.
Tratto dal bestseller autobiografico di Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale? vede in scena Ottavia Bianchi, anche curatrice dell’adattamento e coregista insieme a Giorgio Latini.
Cahiers d’Écriture I e II sono due studi preparatori per À la Recherche du Temps Perdu di Marcel Proust che si annuncia composta da tre parti collegate, da rappresentarsi separatamente in tre giornate.
Un grande evento, nella fattispecie detto “Accadimento drammatico”, previsto per il 2027 e che quindi si immagina fin d’ora frutto di un lento e capillare processo immersivo nell’ “opera cattedrale”.
Un Misantropo che più Molière non si può, quello allestito dal Teatro Franco Parenti di Milano, al secondo anno di repliche. Mi viene da dire finalmente un classico fatto come un classico. Uno di quei lavori che non ti aspetteresti e che quindi ti stupiscono. Lavorato di cesello, dalla traduzione alle luci al trucco e parrucco ai minimi accessori, quelli che magari nemmeno si distinguono già dalla quarta fila.
Corpi. Agglomerati di corpi dai quali si staccano scampoli organici che poi si scoprono interi, figure erette che danno inizio a una danza tribale scandita dal battito dei piedi, sempre più insistente e frenetico, sostenuto dal rumore forte dei respiri e da versi primordiali che segnano il tempo. Per poi riaccasciarsi a terra, sfiniti, a ricostituire con la confusione dei corpi un’interezza.
Stefano Massini propone al Teatro Strehler di Milano uno spettacolo tratto dai discorsi e dalle conversazioni di Adolf Hitler, ma soprattutto dal Mein Kampf, opera, scritta in carcere nel 1924 dopo il fallito “putsch della birreria”, in cui il futuro Fuhrer e Cancelliere del Reich narra, nella prima parte, la sua autobiografia, mentre, nella seconda parte, espone il programma del movimento nazionalsocialista. Lo spettacolo è recitato dallo stesso Massini che, accompagnato dagli apporti sonori scelti da Andrea Baggio, si muove su una struttura che evoca un foglio di carta sospeso, a ricordare che anche il Mein Kampf è fatto di parole, che però hanno avuto effetti nefasti per milioni di persone.
Il Bardo ne ha viste di tutti i colori e di tutti i colori ne ha sopportate, nascosto dietro riscritture che se la cavano con un liberamente tratto da o liberamente ispirato a. Liberamente, molto liberamente, licenziosamente.
Perché Shakespeare non è soltanto il gigante di cui fregiarsi almeno una volta nella carriera ma è soprattutto un banco di prova a cui non ci si vuole sottrarre.
Ma ben venga chi si industria a raccogliere le sfide, cercando di fare di necessità virtù.
Questa volta la sfida l’ha raccolta un giovane regista, Luigi Siracusa…