Yuri è cambiato. Sembra triste, dimesso, un po’ appesantito, ma soprattutto è solo, senza la donna dai grandi occhi scuri con la quale sfidava occhiatacce e risatine.
Categoria: RUBRICHE
Che qualcosa non andava, lo avrebbero dovuto capire subito, già dal giorno del funerale, quando sua figlia lo aveva amorevolmente vestito in casa, dove era morto, con un completo blu che gli stava ancora alla perfezione, due scarpe lucide senza lacci, una bella cravatta e lui, inspiegabilmente, aveva una faccia serena e sorridente che pareva dipinto.
Esistono uomini belli, liberi e magnetici anche nelle prigionie urbane. Uomini che noi, fantomatici e maldestri giudici di tanti talent-show quotidiani, dovremmo imparare a leggere dentro, magari accendendo una X, e magari canticchiando quel motivetto che più o meno fa “Palestina libera, Palestina li-be-ra…”.
Stiamo tutti spalmati e pressati, carne macinata e farcita dentro un vagone ripieno come il budello di una soppressata di Calabria, con tutto il suo armamentario di pepe nero, pepe rosso e peperoncino, secondo i comandamenti scolpiti da qualche barbuto illuminato, sulle sacre e piccanti tavole della tradizione silana di Acri e Serra San Bruno.
In fondo la felicità è una cosa così semplice che a volte può essere dimenticata in uno zainetto. Ma riconoscerla e poi regalarla a qualcuno, vi assicuro, fa volare.
Sogno di mangiare. La notte intendo, io sogno solamente di mangiare, di ingozzarmi di ogni tipo di cibo, ininterrottamente e in quantità abnormi. In questi sogni sono quasi sempre seduto a una tavola imbandita con ogni ben di Dio. Il posto non è sempre lo stesso anzi, cambia quasi sempre. Quello che non cambia è la situazione, il senso di fame crescente e il desiderio insopprimibile e violento di mangiare.
I “fratelli der faina” esistono davvero. Tra di loro si chiamano “fraté” e comunicano urlando, come se il mondo intorno non avesse orecchie per sentire.
Guardandomi intorno scopro cortometraggi di quotidianità che sfociano in dinamiche curiose o stravaganti. Perché certe attese sono barattoli di vetro nei quali la vita prende scorciatoie, ci mostra storie rapide e furtive, e ci fa percepire dialoghi appassionanti, che un osservatore attento riesce a cogliere attraverso il vetro prima che il tempo si esaurisca.
Mio padre, che era comunista e che faceva l’operaio alla Ansaldo, sosteneva che babbo natale in realtà fosse un eroe della rivoluzione russa, una specie di ladro gentiluomo che rubava i giocattoli ai bambini ricchi per darli a tutti gli altri e, soprattutto, che non si chiamava Santa Claus ma Santa Claus Kinski.
Aspetta. Ferma, ferma, come sarebbe a dire che è finita? E l’amore, la passione e tutto il resto? No, dico, dove ti credi di andare? Cristo santo bambina, non puoi farmi questo ora. Proprio adesso che stavamo per mettere in scena il numero con il nano e tu vestita da babbo natale con il culo di fuori e una renna di peluche a grandezza naturale. Roba forte, da spellarsi le mani, non puoi farmi questo. ..