in ricordo…
Nello spettacolo, prodotto da Nexus Factory, Tempo Reale ed EstOvest Festival, si innestano suoi materiali diversi: le composizioni di Berio Visage, per suoni elettronici e la voce di Cathy Berberian su nastro magnetico (1961), Les mots sont allés…, “recitativo” per violoncello (1976 – 78), Sequenza XIV, per violoncello (2002) e I colori della luce (1963), presentate in esecuzioni esclusive autorizzate dagli eredi del compositore; Visioni su “Visage”, in cui Roberto Masotti e Silvia Lelli interpretano visualmente Visage (montaggio di Gianluca Lo Presti/Mammafotogramma) e i rari video di Bruno Munari e Marcello Piccardo.
Famiglia colta, emancipata, amorosa, originariamente composta da padre, madre, due figli maschi e una figlia femmina. Una di quelle famiglie dove si nasce privilegiati e benestanti. Dove si vive in case meravigliose, costruite in mezzo a ettari di aranceti coltivati con cura, tra favole della buonanotte e poesie imparate a memoria, recitate attorno alla tavola all’ora di pranzo. Dove si conduce una vita serena e si coltivano i valori della cultura e del rispetto.
Finché non è il rumore delle bombe ad avvertire i bambini che qualcosa sta per cambiare.
…a Gaza troppe volte abbiamo visto il mondo finire.
Bombardati noi, non dalle bombe ma dalle immagini che arrivano come pallottole di una mitragliatrice, possiamo scegliere se difenderci o se restare. Se restare in silenzio o provare a dire qualcosa, a fare qualcosa: diffondere le testimonianze di chi è lì per soccorrere, rischiando la pelle, scendere in piazza, sventolare bandiere, suonare campane, gridare free Palestina, lanciare messaggi con i nostri corpi incolumi, volontariamente sottoposti a rinunce irrisorie, ma che basterebbero a sfamare una classe intera di bambini affamati, mandare un aiuto se ce lo possiamo permettere. Scrivere due righe per cercare di capire come si arriva a scegliere la fine del mondo.
Il film ha fatto il suo debutto nelle sale italiane, e non solo, mercoledì 23 luglio 2025.
È presto detto: questo film rebootta il quartetto di personaggi apparso l’ultima volta sullo schermo nel 2015 – il comune sentire popolare pare aver decretato l’insuccesso di questa penultima versione – e lo fa affidando – non ce ne voglia l’altra metà, comunque di grande bravura, – i due quarti della formazione ad un attore e ad un’attrice che vantano curriculum importantissimi in linea con i loro luminescenti talenti: sì, perché sono Pedro Pascal e Vanessa Kirby ad interpretare la coppia composta da Mr Fantastic e la Donna Invisibile e a dare vita ad un feeling sullo schermo che parla da solo del valore dell’intera operazione.
Joseph Quinn ed Ebon Moss-Bachrach sono rispettivamente “La Torcia umana” e “La Cosa”.
Quando pensiamo a Martin Margiela e alla sua estetica, ricordiamo la maschera. Celarsi e celare era il suo marchio. La sua etichetta un processo numerico che indicava la produzione di un oggetto di design da cui era allontanato l’ego del creatore. Un pensiero dadaista di presa di distanza, di oggettività, di onestà creativa. E cosi pure di relazione con l’altro, da cui nasceva un rapporto generativo di creatività. L’altro come ragione di vita. Un atteggiamento unico nella Moda che invece ama celebrarsi, visualizzare, trasfigurare…
Parliamo del Teatro di Paglia e della rassegna diretta da Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia, organizzata dall’Azienda agricola Il Nemus, un’esperienza virtuosa che fa parte di un più ampio progetto altrettanto virtuoso che è la Rete dei Teatri di Paglia, diffusa in tutta Italia e nata nel 2011 in seguito al successo del primo Teatro nato nel 2003 a Rendola, un paesino toscano sui colli aretini nel comune di Montevarchi, da un format di Nicholas Bawtree.
Starete comodamente seduti, garantisco, su apposite balle di paglia disposte in un anfiteatro naturale, nel silenzio assoluto della sera che cala, a mano a mano che la visita guidata ai celebri bronzi procede.
D’accordo, si gioca ma nemmeno poi tanto. Perché il suggerimento è vivissimo e la bellezza incontaminata del luogo vale la trasferta. Se poi è corroborata dalla visione di uno spettacolo cult come Il custode, una chicca nel repertorio di Paolo Triestino, a maggiore ragione.
Improvvisamente l’estate scorsa è il dramma più simbolico e visionario ti Tennessee Williams. L’opera in cui, oltretutto, l’autore americano ha inserito molti riferimenti alla sua vicenda personale e familiare. Sono espliciti i riferimenti ad una omosessualità vissuta con molti sensi di colpa, in un periodo in cui Williams veniva invitato dal suo medico personale a reprimerla, e alla vicenda della sorella Rose, sottoposta ad un intervento di lobotomia con il consenso della madre. La trama si sviluppa come un thriller psicologico intorno alla misteriosa morte di Sebastian…
Due che mettono soggezione. Per come, giocando, si mettono a nudo. Per come giocano mettendosi a nudo. Jouer, to play. Il teatro senza fraintendimenti. Ce lo dispensano in un’acrobatica ora e mezza due giovanissimi istrioni del palcoscenico, Alessandro Bandini e Alfonso De Vreese, attor giovani, si sarebbe detto una volta, virgulti pieni di belle speranze a cui si rispondeva con promesse attendibili. Under trenta, trentacinque, abbiamo preso a dire adesso: da quando sparuti finanziamenti con bandi dedicati hanno finto di incoraggiare le giovani leve per far fuori gli over meritevoli senza tante spiegazioni. Tant’è. Quello che è certo è che questi due, di under, hanno soltanto l’età.
Il testo è una rocambolesca e assai verosimile storia d’amore scritta da un altro under trenta o giù di lì, Diego Pleuteri, al quale il regista over trentacinque ma under quaranta Leonardo Lidi ha di nuovo dato fiducia perché è giusto non aspettare che un giovane autore sia stanco di provare a fare l’autore e venga preso sul serio finché siamo in tempo.
Occorre tutta la nostra buona volontà e forza d’animo per potere vivere e lavorare in una realtà in così veloce trasformazione, e anche coraggio. Una qualità che l’umano contemporaneo pare abbia perduto, reminiscenza di ricordi lontani quando si moriva per una fede. Ora siamo incerti e spaventati, confusi su quale direzione prendere, a chi dare retta, presi tra evoluzione tecnologica ed empatia, conservatorismo e progressismo, destra e sinistra, idealismi e necessità. La convenienza a cui un certo progresso ci ha abituato, ha spazzato via ogni resistenza, ogni capacità di opporsi, di lottare.
