Donna che nuota sott’acqua è una performance in cuffia silent system e prevede un numero limitato di spettatori, massimo trenta. Una performance che si sviluppa in tre momenti che ripercorrono la vita di Martini e l’origine delle sue opere più importanti, attraverso racconti frutto di costruzione drammaturgica, o meglio faremo a definirla mediaturgia, proprio in virtù del fatto che lo spettatore percepisce una scena costruita attraverso una concezione di multimedialità.

Tracce evidenti dei riflessi dell’arte pittorica di derivazione partenopea si riscontrano nel modesto patrimonio artistico delle chiese di San Giovanni in Fiore (Cosenza), descritto, dal punto di vista architettonico e pittorico, in un testo del 2014 di Giovanni Greco.
Più che l’indagine iconologica, volta a spiegare il significato culturale di elementi contenuti in un’opera d’arte, interessa rintracciare elementi di contatto tra due realtà, in un momento in cui la Calabria assumeva centralità all’interno del Regno Borbonico.

Quando Rosetta iniziò a esercitare l’arte della pittura, San Giovanni in Fiore era solo il luogo in cui era nata e di cui non ne avvertiva nessun senso di appartenenza, una casualità come ne succedono tante nella vita. Rosetta, a Milano, diventa allieva di suo zio, Piero Guardigli Bagli, tra gli interpreti della pittura riminese nei primi del ‘900, artista di genio che esercitava la professione di scultore presso l’accademia di Brera.

“D’estate, al sud, capita che il fuoco distrugga tutto, alberi e animali. Capita! Noi del sud però sappiamo che ogni incendio è per mano dolosa, per mano meridionale dolosa.” Giordano Affolti ritorna il giorno dopo, quando tutto è spento, su quel cimitero di piante, dove gli animali non respirano più, e fotografa le sculture che sono diventate per noi a ricordo.
Photographer: Giordano Affolti

Chiara Merlo spiega come e soprattutto perché è nato Angelina, lo short film da lei stessa sceneggiato, diretto da Giordano Affolti che tratta del rapporto tra sesso e consenso, in senso ampio, e, nello specifico, di sfruttamento delle donne, spesso bambine, buttate in strada e costrette a fare sesso per il piacere e il denaro altrui.

Con questo progetto ad immagini, con i ritratti attenti delle persone che ci camminano affianco, e che ci raccontano con uno sguardo la loro vita felice, o infelice, Giordano Affolti ha voluto restituire a queste persone la loro scelta, il loro percorso, quella indelebile strada già fatta, e che, per cause più grandi di noi, a un certo punto ci è stata interrotta, e in qualche modo resa vuota.

Lo spettacolo di Demian Aprea ha questa intenzione bella di recupero dell’immaginativo, e anche il testo è ben strutturato in questa direzione. L’interpretazione dimostra tutto l’amore verso Dalì e così il disgusto per la mediocrità. Un lavoro di sentimento e di gratitudine, evidentemente per il proprio percorso artistico rivolto, che è stato apprezzato proprio per questa sua evidente causa-azione.