Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio.Frida Kahlo Ogni cosa è un […]
Autore: Chiara Merlo
La scortecata è una delle fiabe popolari tratta dall’opera di Giambattista Basile e reinterpretata da Emma Dante
Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranzeMax Horkheimer e Theodor Adorno(da “Dialettica […]
Datemi il tempo, datemi i mezzi, e io toccherò tutta la tastiera – bianchi e neri – della […]
Siamo abituati a contare i migranti in masse incontenibili. Quelli che non muoiono affogati in mare e che affollano le nostre “belle” città, senza lavoro, senza casa, senza appartenenza, vengono visivamente e concettualmente ammassati al degrado urbano, e così si accumulano nei nostri occhi con quelle loro borse contraffatte e colorate sui marciapiedi sempre più zozzi di questa Italia che non risolve nessun problema, tanto meno di ordine spazio e sicurezza. E invece i numeri dei bambini nascosti dentro a quelle borse, fatte con mani cinesi scorticate dal freddo, ci sfuggono alla vista, né ci ingombrano i pensieri come quei “delinquenti” che arrivano (e sono islamici!). Per noi “civili”, allarmanti dal furto spicciolo e dalle religioni violente, i bambini non contano. Perciò neanche di quelli morti sappiamo o immaginiamo. Che occhi avevano? Che occhi abbiamo!
Riproponiamo un viaggio nella mostra “Modigliani, Soutine e gli Artisti Maledetti”. La collezione Netter vista a Palazzo Cipolla di via del Corso, Roma, nel 2014. Curatore Marc Restellini.
Chiunque abbia fatto parte di una redazione, anche solo per supportare i pochi eletti ammessi a scrivere in un giornale, quelli con un contratto di giornalismo vero e proprio (sempre di meno!), si sarà reso conto di quanto poco conti il libero pensiero, la propria competente valutazione, la semplice osservazione attenta della realtà nella comunicazione veloce.
Se la criminalità è in rapporto alla società con la sua cultura (l’opinione pubblica e la legislazione, mutevoli), […]
Massima urgenza: nel fuoco bruciano i nostri ricordi d’autore.
“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, con la regia di Luca Ronconi
Nel grande libro del comunismo, lotta e rivoluzione sono le parole scomode di un’ideologia scaduta.