[ Bite]

RACCONTI di Niccolai

Poco prima di andare a lavoro, mentre mi versi il caffè appoggiata al frigo, mi dici che da un po', la notte, digrigno e batto i denti come se avessi freddo oppure, facendo un rumore prolungato, una cosa che sta tra il cigolio del cuoio e il raschio delle posate sul piatto. Dici che dopo non riesci a prendere più sonno, che forse era meglio se russavo come il marito della tua amica Diana. E dici anche che quando lo faccio mi fissi a lungo, nella penombra, e guardi la mia bocca muoversi ritmicamente, continuamente. «Poi a un certo punto smetti di colpo e fai uno strano sorriso sai, come se fossi soddisfatto. Come se stessi sognando qualcosa di particolarmente bello e piacevole» Inzuppo l'ultimo biscotto nel caffè e dico: «Mi spiace, non lo sapevo, nessuna me lo aveva mai detto prima» Continui dicendo che da qualche parte hai letto che i denti che battono sono contrazioni involontarie della mandibola, un modo inconscio di scaricare la tensione, che dovrei farmi dare un'occhiata dal dentista e che magari dovrei anche mettermi in bocca uno di quegli affari di plastica che ti impediscono di consumarti quel poco che rimane dei tuoi denti, che una tua amica ha avuto lo stesso problema e che da quando si è messa quel coso gli è addirittura passato il mal di schiena. Dopo, poggi la tazza sul lavandino, dici: «Vado», mi dai un bacio sulle labbra ed esci. Resto per un attimo fermo a fissare lo spazio vuoto che hai lasciato davanti al frigorifero. Mi tocco la pancia tenendola leggermente per i fianchi, come farebbe una partoriente. Sono ingrassato da fare schifo, ecco. Dieta alcalina del tasso di acidità e del pH di ‘stocazzo. Il dentista accende il visore retroilluminato e guarda l'ortopanoramica in formato panavision 16:9, la fissa in silenzio, proprio come si potrebbe fare con un'opera d'arte al Moma. Poi comincia a fare di sì con la testa, annuisce come se improvvisamente ne capisse il significato intrinseco, il valore astratto. Fa anche di no, però, va detto. Subito dopo mi guarda come se fossi un oggetto inanimato e, forse lo sono. «Bruxismo», dice spegnendo il visore. Che tradotto vuol dire che digrigno i denti nel sonno e li sto progressivamente consumando. «Vede? qui sono tutti consumati, se continua in questo modo, a breve avrà dei seri problemi. Molto seri» Insomma, avevi ragione tu, dovrò mettere un paradenti come i pugili. Seicento euro per sembrare uno che sta combattendo per il mondiale dei medio-massimi. E io non c’ho nemmeno il mal di schiena, non so se mi spiego. A cena, ti racconto quello che mi ha detto il dentista, che non ho seicento euro da buttare, e che non vedo l'ora di mettermi a letto. Anzi no, non vedo l'ora di dormire. E mentre lo dico, mi rendo conto che non è proprio la stessa cosa. Sogno di mangiare. La notte intendo, io sogno solamente di mangiare, di ingozzarmi di ogni tipo di cibo, ininterrottamente e in quantità abnormi. In questi sogni sono quasi sempre seduto a una tavola imbandita con ogni ben di Dio. Il posto non è sempre lo stesso anzi, cambia quasi sempre. Quello che non cambia è la situazione, il senso di fame crescente e il desiderio insopprimibile e violento di mangiare. Se il cibo non c'è, lo invento, lo tiro fuori dal nulla come un prestigiatore farebbe con il coniglio dal cilindro, solo che nel mio caso il coniglio probabilmente sarà alla cacciatora, o al forno. E quindi mastico, mastico ininterrottamente finché non riapro gli occhi. A volte ho anche un tovagliolo a scacchi bianchi e rossi legato al collo con un nodo. A volte mangio con le mani. A volte sento gli odori. A volte sento che mi fissi nel buio. A volte sento anche i sapori. Questo spiega perché sorrido probabilmente e, forse, anche perché ho preso peso.

di Alessandro Niccolai