Sul lato della scena Paola Minaccioni accompagnata da quattro musicisti (Valerio Guaraldi – arrangiamenti e chitarre; Claudio Giusti – sax tenore, contralto e flauto; Giuseppe Romagnoli – contrabbasso e basso elettrico; Matteo Bultrini – batteria e percussioni), un’atmosfera intima e di racconto, una voce fedelmente rauca, rotta a volte da un groppo in gola, perché davvero la vita della Magnani somiglia a tante vite e a tante vite di attrici, e forse Paola l’ha fatta magnificamente sua.

Eppure, se solo sapessimo veramente che le cose brutte della nostra vita le racconta il teatro, e che ci difende nel raccontarle! Il teatro è onesto intellettualmente sennò muore, parla alla comunità per far comprendere, parla “a noi tutti” come dice Eduardo per i nostri figli. E solo se si prova il dolore degli altri si comprende veramente il proprio. Il teatro permette questo: ri-presentare (rappresentare) a se stessi il dolore per la vita, com’è.

Aspetta. Ferma, ferma, come sarebbe a dire che è finita? E l’amore, la passione e tutto il resto? No, dico, dove ti credi di andare? Cristo santo bambina, non puoi farmi questo ora. Proprio adesso che stavamo per mettere in scena il numero con il nano e tu vestita da babbo natale con il culo di fuori e una renna di peluche a grandezza naturale. Roba forte, da spellarsi le mani, non puoi farmi questo. ..

Insomma, il fatto è che decido di sbattezzarmi. Mi informo e scopro che devo semplicemente mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno al parroco della parrocchia dove sono stato battezzato decenni fa, dichiarando che rinuncio ai sacramenti ma, con mia grande sorpresa, scopro che la chiesa è sconsacrata da anni e che adesso ci fanno un mercatino agroalimentare ogni martedì e concerti di musica medievale. Il mio parroco invece, Don Prospenzo, alla veneranda…