Mio padre, che era comunista e che faceva l’operaio alla Ansaldo, sosteneva che babbo natale in realtà fosse un eroe della rivoluzione russa, una specie di ladro gentiluomo che rubava i giocattoli ai bambini ricchi per darli a tutti gli altri e, soprattutto, che non si chiamava Santa Claus ma Santa Claus Kinski.
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Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, non dovrebbe andare a teatro; dovrebbe andare in bagno.
(Bertolt Brecht)
Dal punto di vista umano l’azione del teatro come quella della peste è benefica, perché spingendo gli uomini a vedersi quali sono fa cadere la maschera, mette a nudo la menzogna, la rilassatezza, la bassezza e l’ipocrisia.
(Antonin Artaud)
Aspetta. Ferma, ferma, come sarebbe a dire che è finita? E l’amore, la passione e tutto il resto? No, dico, dove ti credi di andare? Cristo santo bambina, non puoi farmi questo ora. Proprio adesso che stavamo per mettere in scena il numero con il nano e tu vestita da babbo natale con il culo di fuori e una renna di peluche a grandezza naturale. Roba forte, da spellarsi le mani, non puoi farmi questo. ..
Insomma, il fatto è che decido di sbattezzarmi. Mi informo e scopro che devo semplicemente mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno al parroco della parrocchia dove sono stato battezzato decenni fa, dichiarando che rinuncio ai sacramenti ma, con mia grande sorpresa, scopro che la chiesa è sconsacrata da anni e che adesso ci fanno un mercatino agroalimentare ogni martedì e concerti di musica medievale. Il mio parroco invece, Don Prospenzo, alla veneranda…
Rientro a notte fonda, anche oggi, per il sesto giorno consecutivo, un anticiclone dalle Moluccche
ha tenuto le temperature prossime a quelle di Nairobi.
In cosa si lega al teatro dell’assurdo questo odierno Giorni infelici, di esplicito richiamo beckettiano, non solo nel titolo ma anche nell’impianto scenico?
«Mariarosà, se non so’ troppo indiscreto, ma che cazzo stai a fa’ tutto er giorno attaccata a quer coso? Ma non c’hai altro da fa’? Tanto s’è capito che nun te chiama nessuno»
Cristicchi ci accompagna in questo viaggio in Paradiso a modo suo, intrecciando parole e musica e alternando alla narrazione alcune delle sue canzoni più belle come Lo chiederemo agli alberi.
Schmitt gioca in modo sapiente con il lettore-spettatore e inventa una macchina umana perfetta a partire dalle illusioni più fragili di un essere umano, dalle sue debolezze, dalle durezze di copertura, da palliativi e anestetici farlocchi.
E la storia di quel tal Pippo Soffiavento che cercava di esorcizzare la paura provando a mettersi nei panni di Macbeth, re di Scozia, la devo rintracciare nella memoria recente. Proprio quella che manca quando rincoglionisci e ti perdi le tracce.
RACCONTI di Nicolai Io le scadenze dei prodotti non le leggo mai. Per questo, Susan si incazza sempre. […]