[ manuale per agnostici senza casco ]

RACCONTI di Niccolai

Insomma, il fatto è che decido di sbattezzarmi. Mi informo e scopro che devo semplicemente mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno al parroco della parrocchia dove sono stato battezzato decenni fa, dichiarando che rinuncio ai sacramenti ma, con mia grande sorpresa, scopro che la chiesa è sconsacrata da anni e che adesso ci fanno un mercatino agroalimentare ogni martedì e concerti di musica medievale. Il mio parroco invece, Don Prospenzo, alla veneranda età di 89 anni ha deciso di spretarsi, ha comprato una Harley di seconda mano e adesso gira l’Europa con una gang di motociclisti tatuati che si fanno chiamare: "I messaggeri del pignone". Allora faccio il numero della diocesi e dopo una serie infinita di numeri , asterischi, squilli e sottoinsiemi di bestemmie, succede questo: «Esseoesse sbattezzo, sono suor Celestina, cosa posso fare per lei?» «Ah, buongiorno, vorrei avviare la pratica per sbattezzarmi ma la mia parrocchia non esiste più e…» «Ci ha pensato bene? Vedo che lei è nostro cliente dal sessantanove e per i nostri fedeli più affezionati offriamo uno stock di assoluzioni per peccati di media entità, un set di pentole antiaderenti e una sacra bibbia autografata dall’autore» «Sì, tutto molto bello. Ma, il problema è proprio questo, io non sono un fedele, non sono credente, capisce? Mi sono trovato battezzato perché qualcuno lo ha scelto per me e non mi pare giusto per niente» «Beh, cosa c’entra, se è per questo i suoi genitori avranno certamente fatto una serie di altre cose contro la sua volontà, ma certamente per il suo bene. Per esempio, lei suona uno strumento?» «Sì, il pianoforte» «E lo ha scelto lei? Le piaceva?» «No, macché, lo odiavo. Lo hanno scelto i miei» «Ecco, vede? Loro pensavano che fosse un bene saper suonare il pianoforte e lei lo ha accettato e non è che ora lei vuole disimparare a suonare il pianoforte no?» «No, certo ma, negli anni, dentro di me non è successo nulla e anzi, nessuna illuminazione, palpito o dubbio. Io, semplicemente, non ho fede. Capisce?» «Capisco. Le passo il mio caporeparto. Attenda inlinea» Mi mette in attesa e come in ogni segreteria telefonica del mondo, parte l’aria sulla quarta corda di Bach poi, dopo un secondo di silenzio: «Pronto, sono Padre Wolf e risolvo problemi. Sorella Celestina mi ha accennato alle sue resistenze riguardo il battesimo» «No, nessuna resistenza, è che non sono credente e quindi, vorrei sbattezzarmi» «Capisco, quindi lei è ateo?» «Beh, no. Direi agnostico. Mi pare più corretto» «Quindi, lei non ha la certezza assoluta che Dio non esista» «Beh, no, certo. Chi ce l’ha?» «Ma allora siamo a cavallo, amico caro!» «Ah sì?» «E certo! Mi segua: se non è in grado di dire che Dio non esiste, vuol dire che allora, forse, potrebbe anche esistere. Quindi, perché rinunciare al sacramento? Il dubbio è il primo passo, mi creda figliuolo» «Ma io credevo che la fede fosse un dono, qualcosa di intimo e spontaneo, non certo figlia di un dubbio» «I doni arrivano a Natale o per i compleanni. Noi invece, le offriamo la possibilità di avere un suo canale preferenziale con l’altissimo. Il suo battesimo è lì, non le darà nessun fastidio e non glielo tocca nessuno. Ma se un giorno dovesse cominciare a credere avrà già tutte le pratiche del caso, capisce?. Deve pensare al battesimo come ad un abbonamento gratuito. È libero di usarlo oppure no. Ma, in effetti, che fastidio le da? Si è mai sentito vincolato in qualche modo a fare qualcosa?» «No questo no, ma è un po’ come essere iscritto a un partito che non voterei mai» «Ho capito, lei è un osso duro. Guardi, mi voglio rovinare: Le interesserebbe una tessera gold senza data di scadenza per un miracolo a scelta tra: apparizione della santa vergine,riacquisto della vista, moltiplicazione della nutella? Quest’ultimo l’anno scorso ci ha sistemato il bilancio per i prossimi vent’anni, io ci penserei, fossi in lei» «Ma no, ma no, è una questione di principio e pure di coerenza! La fede non dovrebbe dipendere dai miracoli o dalle offerte, no? E poi non credo che crederò, se mi passa il gioco di parole» «E come fa a dirlo ora?» «Ma, insomma, il nazismo, la fame nel mondo, lo scioglimento dei ghiacci, l’alopecia, il trap, Insomma è difficile credere con tanto orrore tutti i giorni» «Ma cosa c’entra con Dio, scusi? Queste sono cose che ha fatto l’uomo. Lui ci offre la vita e gli strumenti per onorarla, se poi decidiamo di farne rumenta, questo non può dipendere da lui» «Ma, se, e dico SE, esistesse davvero, avendo il potere di fermare qualcosa di orribile che sta per accadere, perché non farlo?» «Il libero arbitrio e la fede sono due cose completamente diverse amico mio. E poi mica può fare tutto lui eh! Per dire, non è che quello che le ha fatto scuola guida continuerà ad entrarle in macchina ogni volta che sta per fare un incidente» «beh, sarebbe carino però, soprattutto se sto guidando un pullman con settanta persone dentro…» «Ho capito. Attenda in linea, le passo il presidente. Ah, se improvvisamente dovesse vedere una luce intensa, non la segua, mi dia retta» Questa volta niente Bach, parte “Pregherò” di Celentano cantata da suor Cristina e un coro gospel. Non mi abbatto e attendo con pazienza. Dopo quasi dieci minuti sento questa voce qui: «Buon giorno Gianni» «Buongiorno. Con chi ho il piacere di parlare» «Sono Dio» «In che senso?» «Nel senso che non le passeranno nessun altro dopo di me. Sono l’altissimo. Prima di continuare ci tenevo a dirle che questa telefonata è completamente gratuita, che non sarà registrata e che non viene effettuata da nessun paese della comunità europea» «Ah, e da dove?» «Diciamo che io sono un po’ovunque» «Ah, già, che stupido. Certo» Quasi arreso, timidamente, faccio presente che comunque lui potrebbe essere chiunque, che ha senza dubbio una bella voce da doppiatore ma che oggi, al telefono, le inventano tutte per fregarti. Ma per la fede, appunto, bisognerebbe fidarsi. E il vaticano non paga nemmeno l’ici e come si fa a fidarsi così? «Quella è la prova che esito, figlio mio, ma lo sai quanto dovrei pagare di tasse?» «Ecco, guardi, faccio finta di crederle e le dico, però: ma che le costerebbe presentarsi con un bel: “Buongiorno sono Dio”a Times Square durante la festa di capodanno? Così il problema sarebbe risolto. E invece no, decidete di farvi vedere solo da pastorelli analfabeti a cui confidate segreti che non saprebbero nemmeno riscrivere su un foglietto. Perché non scegliete un architetto o un professore di letteratura, una volta tanto?» «Ecco, vede? Voi non credenti vi lamentate sempre della chiarezza, della mancanza dei “segni” e poi, quando ve li mando, belli chiari e limpidi, non li sapete cogliere. Per esempio, lei sa cosa vuol dire diocesi?» «E certo, ho fatto il classico io, cosa crede! Viene dal latino diocesis, cioè: amministrazione» «Ma che castronerie va dicendo. Diocesi:/Dio - c’è -sì/ vede quanto era facile? Questo la pastorella semianalfabeta lo aveva capito da sola» «E il mio pensiero allora non conta niente? Io, sono un individuo scettico per natura, che si fa domande e vuole risposte concrete, certe, reali. Io credo nella scienza, non nell’ampolla col sangue di San Gennaro o la verginità della Madonna. Credo nelle equazioni matematiche, nella fisica e nella medicina. E pure nella mia coerenza, ecco» «La sua presunta coerenza, l’ho fatta io. Così come i suoi capelli radi e il suo reflusso gastrico. La differenza tra me e lei è che io posso aspettare che lei si convinca, ho tutto il tempo che voglio perché il tempo sono io. Lei no. E la fede è solo questione di tempo, mi creda» «E questo cosa vorrebbe dire?» «Che presto o tardi, quando sentirà avvicinarsi l’ora dei saluti, avrà come tutti uno smodato bisogno di sperare che la questione non sia finita qui e di raccomandare la sua anima a qualcuno. E quel qualcuno sono io. È la paura del dopo che vi frega, a voialtri, ed è proprio per questo che vi ho dato una vita a tempo. La fede è una speranza di vita eterna e la speranza è figlia della paura. Paura di morire, s’intende» «Sembra quasi una minaccia, messa così» «Ma quando mai! È un dato di fatto. E se continuerà a intasarsi le arterie con i grassi saturi con cui si ingozza, accadrà prima di quanto pensa. E allora le assicuro che farà nuovamente questo numero e che mi chiederà di accoglierla tra le mie braccia, per essere rassicurato su un “dopo”. E quando lo farà, se avrà ancora il suo sacramento in formato cartaceo o digitale, sarà tutto molto più semplice per lei e pure per noi, che non saremo costretti a rifare la pratica da capo» «Non sarà così. Io sarò coerente con il mio pensiero anche davanti alla triste mietitrice. Glielo assicuro» «Si sono convertiti Giosuè Carducci, Carlo Magno e Antonio Gramsci. Potrei anche sbagliarmi, ma sono moderatamente certo che potrebbe capitare anche a Gianni Blutarsky» Improvvisamente comincio ad avvertire uno strano malessere. Un dubbio amletico comincia a serpeggiare tra il colon basso e la milza. O forse no, sono i polmoni. Prendo un termometro in bagno e misuro la febbre: segna 35.2 temperatura tipica di chi sta più di là che di qua. Ingoio un bolo di paura e dico: «In effetti, ora che ci penso, non mi sento proprio in forma stamattina. Ho strani dolori muscolari, la gola arrossata, sudo freddo, anche. Oddio, non sento più il piede sinistro. Che vorrà dire secondo lei?» «Ehhhh, lo vede? È come le dicevo io: un momento ci siamo e quello dopo, puf! Allora, che facciamo con questo battesimo? Strappo?» «No, no, no! Fermo! Posso pensarci ancora un po?» dico quasi balbettando. «Ma certo, si prenda il poco tempo che le rimane e ci rifletta con calma, si fa per dire» «Come sarebbe a dire il poco tempo? Ma allora sono grave?» «Questo non posso dirglielo, non vorrei mai forzare la sua scelta condizionandola, ricorda? Il libero arbitrio e bla, bla, bla… Io sono qui solo per metterle il dubbio, capisce?» «Certo, capisco, lei fa solo il suo lavoro, in fondo. Ma, un’ultima cosa…» «Prego» «Pure Don Prospenzo si convertirà?» «Ma certo. Con lui Stiamo già trattando» «perché, sta male?» «No, con lui stiamo lavorando sul senso di colpa. Altro lampo di genio che ho avuto tempo fa» «E lui?» «Sta cedendo. Gli abbiamo concesso di tenere la moto»

Alessandro Niccolai