De Crescenzo è riuscito a costruire un percorso lungo millenni e tra i più illustri pensatori non poteva dimenticare il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato. Di Gioacchino, oltre che le notizie biografiche, chiarisce subito che il suo problema principale era il carattere, definendolo un incazzoso terribile che per tutta la sua vita non fece altro che litigare con le autorità religiose…

Donna che nuota sott’acqua è una performance in cuffia silent system e prevede un numero limitato di spettatori, massimo trenta. Una performance che si sviluppa in tre momenti che ripercorrono la vita di Martini e l’origine delle sue opere più importanti, attraverso racconti frutto di costruzione drammaturgica, o meglio faremo a definirla mediaturgia, proprio in virtù del fatto che lo spettatore percepisce una scena costruita attraverso una concezione di multimedialità.

Paolo Mauro e Alessandro Castriota Skanderbeg, diretti da Lindo Nudo, portano in scena una commedia non tanto per parlare della battaglia civile delle comunità LGBT, quanto dell’amore e della difficoltà nel riconoscerlo all’interno di una società che, ancora oggi, non riesce a educare all’amore senza riserve, come se l’amore dovesse rimanere prerogativa tra persone di sesso diverso.

Tracce evidenti dei riflessi dell’arte pittorica di derivazione partenopea si riscontrano nel modesto patrimonio artistico delle chiese di San Giovanni in Fiore (Cosenza), descritto, dal punto di vista architettonico e pittorico, in un testo del 2014 di Giovanni Greco.
Più che l’indagine iconologica, volta a spiegare il significato culturale di elementi contenuti in un’opera d’arte, interessa rintracciare elementi di contatto tra due realtà, in un momento in cui la Calabria assumeva centralità all’interno del Regno Borbonico.

Vivo nel villaggio che vive di vita vera , di allegria e di sogni, di quelle stesse speranze oggi finite nel vortice di un tempo che non avrà memoria.
Questa eterotopia, lo spazio creato in stretta relazione con tutti gli aspetti della nostra esistenza, riflessa nella dimensione digitale, illusoria e controllata potrebbe essere il perfetto sinonimo del termine antropocene, le conseguenze dell’uno e dell’altro fenomeno sono terribilmente impattanti sulla vita del pianeta quanto su quella di ogni singola individualità.

La pièce è la cronaca di una rivolta urbana violenta, radicale, fuori dagli schemi delle rivolte di quegli anni. Si tratta di una sommossa trasversale strumentalizzata dal grido dei “Boia chi molla”, di quella destra eversiva responsabile, tra le altre, di quelle stragi che da piazza Fontana a Milano, a piazza della Loggia a Brescia, alla strage dell’Italicus, era passata, nel 1970, anche da Gioia Tauro con il causato deragliamento del Treno del Sole che collegava Siracusa a Torino Porta Nuova.

Quando Rosetta iniziò a esercitare l’arte della pittura, San Giovanni in Fiore era solo il luogo in cui era nata e di cui non ne avvertiva nessun senso di appartenenza, una casualità come ne succedono tante nella vita. Rosetta, a Milano, diventa allieva di suo zio, Piero Guardigli Bagli, tra gli interpreti della pittura riminese nei primi del ‘900, artista di genio che esercitava la professione di scultore presso l’accademia di Brera.

Eugenio Sideri nella storia ci entra soprattutto attraverso i racconti della Resistenza e dei partigiani, un lavoro di ricerca che si concretizza attraverso la scrittura drammaturgica e la regia di azioni teatrali capaci di creare nuove cognizioni. Sideri ha tramutato l’odio verso gli indifferenti nel mestiere di un moderno partigiano, perché si può essere partigiani in tanti modi e lui lo è attraverso la pratica del teatro. Un’arte che, riuscendo a sopravvivere alla travolgente digitalizzazione di ogni forma di comunicazione, di Resistenza se ne intende. Sideri è uno scrittore, drammaturgo e regista ravennate, tra i fondatori nel 2001 della compagnia teatrale Lady Godiva Teatro, ormai parte integrante del ben più ampio patrimonio culturale della stessa città di Ravenna.