Paolo Mauro e Alessandro Castriota Skanderbeg, diretti da Lindo Nudo, portano in scena una commedia non tanto per parlare della battaglia civile delle comunità LGBT, quanto dell’amore e della difficoltà nel riconoscerlo all’interno di una società che, ancora oggi, non riesce a educare all’amore senza riserve, come se l’amore dovesse rimanere prerogativa tra persone di sesso diverso.

Quest’opera teatrale prende in prestito un fatto di cronaca raccontato da Laurent Mauvignier, la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. Un monologo. Un’emorragia di parole nel resoconto minuzioso di una morte assurda, interpretata esaurientemente da un attore ugualmente tragico nella sua parte, molto convincente Vincenzo Pirrotta. “Quel che io chiamo oblio” è il titolo originale di questo monologo, “Storia di un oblio” in questa trasposizione teatrale.

Smarrimento, scritto e diretto dalla pluripremiata Lucia Calamaro, e interpretato magnificamente dalla versatile Lucia Mascino, è in scena al TeatroBasilica di Roma fino al 4 febbraio, lo spettacolo, prodotto da Marche Teatro, debuttò ad Ancona nel lontano 2019, fece il giro di tutta Italia dopo la riapertura dei teatri e approdò a Roma, al Teatro India, nel febbraio 2022. Adesso, dopo tanto peregrinare, Smarrimento sembra aver raggiunto la sua piena maturità.
Il monologo mette in scena una scrittrice in piena crisi creativa.

Questo testo che fa incontrare due donne che per destino sono madre e figlia, pone allo spettatore una quantità di domande.  La possibilità del perdono se non c’è pentimento. La natura della natura umana: ci sono i buoni e ci sono i cattivi e chi sono i cattivi se non i caduti che non si rialzano nemmeno di fronte a una figlia che tende loro la mano? È possibile la pietas di fronte all’ostinazione  del male o è meglio scappare e cercare per sé un’orbita franca attorno cui gravitare? 

Una regia potente, e di un monologo, perché i gesti e le accortezze della luce, dell’inquadramento proprio degli stati d’animo e delle rivendicazioni sociali attraverso le espressioni, la cristallizzazione delle facce e delle posture, fanno proprio quelli la differenza su tutto. Microsociologia.
Un’Attrice con la A maiuscola, consapevole del ruolo e del fatto, del rappresentare con le parole che sono ogni volta un mondo teatrale a sé per la potenza del messaggio, del ri-presentare allo spettatore la vita amletica di tutti i giorni. Bello il testo. Bello il teatro (per me nuovo).

Tracce evidenti dei riflessi dell’arte pittorica di derivazione partenopea si riscontrano nel modesto patrimonio artistico delle chiese di San Giovanni in Fiore (Cosenza), descritto, dal punto di vista architettonico e pittorico, in un testo del 2014 di Giovanni Greco.
Più che l’indagine iconologica, volta a spiegare il significato culturale di elementi contenuti in un’opera d’arte, interessa rintracciare elementi di contatto tra due realtà, in un momento in cui la Calabria assumeva centralità all’interno del Regno Borbonico.

Perfect Days è un film del 2023 diretto da Wim Wenders. Lingua originale, giapponese. Paese di produzione, Giappone, Germania. Anno, 2023.
Il film doveva inizialmente essere un documentario sulle toilette pubbliche, parte del progetto The Tokyo Toilet, ed era stato commissionato espressamente a Wim Wenders in virtù delle sue precedenti felici esperienze con il cinema giapponese. Lavorando al film, però, il regista ha preferito realizzarlo come un’opera narrativa, mostrando le varie toilette come i set dove si svolgono le vicende dei personaggi.

Si può essere modernissimi e filologici a un tempo. Soprattutto se si affronta un classico. Un esempio arriva dal recente allestimento di Riccardo III diretto da Luca Ariano presso il City Lab 971 di Roma, uno spazio già di per sé generato da un pensiero moderno mirato alla riqualificazione di un edificio industriale abbandonato da anni, l’ex Cartiera di via Salaria, ora polo multiculturale aperto al pubblico.
Lì è nato questo spettacolo, da un progetto di Ariano e Pietro Faiella (nel ruolo di Riccardo), prodotto da Officina Teatrale di Massimo Venturiello, altro centro virtuoso di creazione e produzione che gestisce gli spazi di Officina Pasolini.