L’eterno viaggiare.

“Alcuni luoghi sono un enigma. Altri una spiegazione.”
Fabrizio Caramagna

E così, puntualmente mi dice di essere diventata un bisogno per me e che questo non avrebbe facilitato la nostra relazione. Poi rammento che mi è stato già detto in passato e probabilmente lo avrò palesato a mia volta ad alcune ex compagne di viaggio. Vengo risucchiato da questo pensiero.

Sono tutt’uno con la ffp2, che ormai si è amalgamata alle orecchie fino al dorso del naso.  Il mio bel naso, che oltre a faticare nel respiro non può corredare, per non si sa quanto, il viso. Siamo di colpo senza un volto. E dici niente?  Siamo abituati ad innamorarci di un viso prima ancora che della mente. Ed ecco che i social prendono il sopravvento per libertà visuale, diventando luogo esclusivo in cui occhi, bocche e nasi rimangono ancora integrali, ma non per questo come mamma li ha fatti. Intanto afferro lingue straniere attraverso le mie orecchie,  in una stretta seduta del bus che da Roma mi traghetta a Milano. Fortuna vuole che siamo a mezzo carico e ho due posti a disposizione da poter stendere le gambe rattrappite dal poco spazio tra una fila di posti e l’altra. Questo tema del bisogno mi solletica e più rifletto e più mi accorgo della castroneria sostenuta.

Dimenticavo… sono alla penultima fila, al piano superiore e nella fila dietro, quella occupata dai mitici 5 posti a sedere sul fondo, cinguettano giovani studentesse spagnole. Una più bella dell’altra,  anche solo per giovinezza e qui, non nascondo la mia debolezza, per il parlato spagnolo, femminile soprattutto. Diciamo che la cornice di un particolare viaggio, inevitabilmente riflessivo, si presenta già a mio favore. Compensa le difficoltà previste e insite in esso. Considerate, che per la prima volta nella mia vita, so dove il mezzo mi porta ma non ho definito una meta. Non so ancora dove dormirò né so da chi. Di sicuro è escluso un “con chi”, se non con me stesso.

E di nuovo mi solletica questo “bisogno” che condizionerebbe il rapporto. Come se un buon cibo, ben cucinato e presentato non facesse più parte del benessere del palato e della mente in quanto desiderio e contestualmente bisogno.
Ma nella mia vita io voglio questo tipo di bisogno, lo cerco, lo auspico e lo auguro a tutti purché ne rimanga preponderante la passione, il gusto, il godimento. Purché rimanga genuino e riempia senza che svuoti o annulli.
Ascoltando parole a me incomprensibili arrivare da dietro, in quella lingua che tutto trasforma in sensuale mi fa venir voglia di stendere questo scritto in spagnolo. E sentirlo riletto da una delle cinque fanciulle alle mie spalle da far sciogliere chiunque abbia una sensibilità.
Comunque, per non perdere il filo del discorso. Cara Lara, Lara cara. Farei la firma per aver un profondo bisogno di te per sempre e sentire quella fame che rendi sfiziosa e morbida contro ogni forma di routine. Non mi rimane che nutrirmi di ricordi e di guidare questo viaggio per poter scegliere di ritornare.

E mentre mi racconto l’ultima favola, la voce dell’autista cantilena l’arrivo a destinazione. Una strattonata nella testa e l’atmosfera del viaggio cambia fase. Sfuma la poesia e la razionale freddezza del “Sono arrivato a Milano e adesso sono cazzi!!!” mi catapulta nella realtà.
Addio belle spagnole, mi dispiace ma ho la mia vita da ribaltare. Alla prossima, e mi raccomando, stesso bus, stessa fila…
…e stessi bisogni.

Racconto e foto
di Giordano Affolti