Fahrenheit 451

Le persone arriveranno ad amare la loro stessa oppressione, ad adorare le tecnologie che disfano la loro capacità di pensare
(Aldous Huxley)

Regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

La fantascienza è un genere letterario poco frequentato in Italia nonostante l’alto spessore culturale dei romanzi o dei racconti che, oltre a essere spesso straordinariamente  preveggenti, abbracciano tematiche politiche, antropologiche, filosofiche, psicologiche, sociali e morali con lungimirante profondità.  Nelle scuole si studia soltanto la fantapolitica di  Orwell  nonostante gli studenti, sempre meno inclini alla lettura, reclamino di analizzare le opere di Philip Dick o di Margaret Hartwood .

Più fortuna hanno avuto i film di fantascienza. Basti pensare a Fahrenheit 451 di Truffaut o a Blader Runner  di Ridley Scott, per non parlare di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrik.  

Di versioni teatrali di Fahrenheit 541 di Ray Bradbury  qualcuno forse ricorda lo spettacolo diretto da Luca Ronconi del 2007.

La pregnanza della fantascienza  è ben chiara alla compagnia lacasadargilla  che  ha abitato il Teatro India di Roma  dal 28 agosto al 3 settembre con la decima edizione di If / Invasioni dal Futuro. Il Festival ha proposto spettacoli e istallazioni multimediali, melologhi sci-fi, laboratori, una conferenza di filosofia e tanti altri interventi, tutti dedicati ai temi più attuali della fantascienza.

Fahrenheit 451, presentato come progetto multimediale/melologo sci-fi, è uno spettacolo di altissimo livello, dove musiche, proiezioni e interpretazioni attoriali interagiscono in modo fluido e organico per restituire al pubblico uno specchio agghiacciante alla nostra contemporaneità.

L’assetto scenico divide il palco in più sezioni, tutte visibili al contempo. In avanscena i leggii per gli attori e una poltrona per Mildred, l’apatica moglie del pompiere Guy Montag.  

Una membrana semitrasparente, dove si proiettano immagini relative al racconto, lascia intravedere uno spazio diviso in due parti, occupate a destra da una batteria e percussioni varie e a sinistra da un pianoforte e un vibrafono.

Il primo spazio sonoro si accorda con il racconto del presente distopico, il secondo con il passato, quando le persone leggevano e soprattutto pensavano con la propria testa. In mezzo si viene a formare una specie di corridoio che gli attori, seduti ancora più in fondo, attraversano per raggiungere l’avanscena. L’estremo fondale mostra un binomio cromatico, rosso e azzurro. Il primo rimanda alla distruzione dei libri, il secondo evoca la libertà di fermarsi dalla routine quotidiana per guardare il cielo. La prevalenza dell’uno sull’altro dipende dal momento del racconto.

La drammaturgia delle luci di Omar Scala e il disegno sonoro curato da Pasquale Citera valorizzano i significati dell’adattamento di Roberto Scarpetti  che non tralascia nessun tema trattato nel romanzo di oltre mille pagine.

I significati politici e sociali sopravvivono  tutti nonostante i tagli dei lunghi monologhi di Beatty, capo pompiere, e dell’intellettuale Folger.

Il narratore passa dalla terza alla prima persona.

Gli attori fanno poco uso del leggio e interpretano le loro parti in modo magistrale, diretto e immediato come se le parole scorressero nelle loro vene. Questo vale soprattutto  per Emiliano Masala (Premio Ubu 2008 ) che si cala completamente  nei panni del protagonista Guy Montag.

Lo spazio è imprecisato mentre le immagini televisive che occupano  le intere pareti della casa di Mildred alludono al passato, agli anni cinquanta, come per sottolineare il carattere premonitore del romanzo che venne pubblicato in Italia nel 1953.

Montag è un pompiere fiero di appiccare il fuoco per bruciare le case che contengano libri. Vive infatti in una società dove leggere è un reato. Le persone non possono avere tempo libero per pensare o per fare una passeggiata nel verde. Sono soli, non comunicano tra loro e se ne stanno appiccicati a giganteschi schermi televisivi che trasmettono programmi di stupido intrattenimento e che, peggio ancora, manipolano le informazioni .

Anche i sentimenti e la consapevolezza  dei propri desideri vengono azzerati da un  potere dispotico che mira al controllo assoluto degli esseri umani. Molto efficace la sequenza in cui Midred  se ne sta adagiata sulla poltrona con gli occhi chiusi e un bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio ai suoi piedi. Sta morendo per aver ingurgitato psicofarmaci.

Di ritorno a casa, Montag se ne accorge e le salva la vita portandola all’ospedale. Tutto si risolve in poche frasi. Il giorno dopo, Mildred nega tutto, dice di stare bene e il marito torna a lavoro.

La velocità dell’episodio è ovviamente garantita dall’assenza di azione scenica che caratterizza gran parte dello spettacolo, ma la brevità del racconto è certamente tesa a evidenziare il processo di disumanizzazione di chi accetta passivamente le regole dettate da un sistema politico autoritario.

Per fortuna c’è chi si oppone. Come Clarisse e la sua famiglia o la vecchia signora che si rifiuta di abbandonare la sua casa e i suoi libri in fiamme per non separarsi dai suoi preziosi compagni cartacei.

L’incontro con Clarisse che entra in scena intonando un melodioso canto, è uno snodo della storia particolarmente intenso.

La ragazza si rifiuta di andare a scuola perché preferisce leggere libri per conto suo o godersi l’infinita bellezza della natura. Si considera pazza ma felice.

Montag è scosso dall’esperienza di parlare liberamente con qualcuno che desideri ascoltarlo e che sia disponibile al reciproco confronto. Per la prima volta in vita sua, l’inflessibile vigile del fuoco si sente appagato e l’affetto che prova per la giovane ribelle assume un valore epifanico che lo porta a un rovesciamento delle sue certezze. Si rende conto di quanto il sistema politico possa anestetizzare dubbi  e turbamenti e capisce quanto la presa di coscienza della propria infelicità possa minare alla base la stabilità del potere.

Vorrebbe farlo capire alla moglie che se la spassa con le amiche mentre dà un’occhiata alle immagini trasmesse da tre gigantesche televisioni. Ne vorrebbe persino un’altra da appendere a una quarta parete che la distanziasse anche dal pubblico.  

Notazione metateatrale voluta dalla regia ma della quale Mildred non ne capirebbe il significato.

La presenza delle due amiche è di troppo e contrasta con la volontà del potere di impedire che i cittadini si incontrino per passare del tempo libero insieme.

Il riferimento alla nostra epoca in cui ci si fa selfie, si comunica con sms, e si rintracciano informazioni da internet è molto pressante, anche se questi idoli della contemporaneità non sono mai presenti in scena.

Prigioniero di una società tecnologizzata, Montag scopre il potere dei libri di sviluppare l’intelligenza e le capacità critiche . Implora Folger, un ex professore che vive fuori città con i suoi libri, di insegnargli a capire il significato di ciò che legge. Incontro molto intenso, accompagnato dalla musica del pianoforte e dalla proiezione di pagine scritte sulle membrane semitrasparenti.

Quando Mildred viene invitata da Montag  a condividere il suo nuovo orizzonte esistenziale e, soprattutto quando scopre che il marito nasconde libri in casa, lo denuncia.

Il diverbio  del ribelle con il suo capo Beatty sferra un pugno allo stomaco agli spettatori per la sua potente forza teatrale che caratterizza gran  parte del melologo. Gli attori, infatti, non si limitano a raccontare, ma interagiscono tra loro con intenso piglio attoriale.

Montag , come da copione, uccide Beatty. L’apice teatrale viene seguito da una fase finale di carattere più narrativo.

Costretto alla fuga e con l’aiuto di Folger, Morgan trova scampo in un luogo moto remoto dove vivono apparenti vagabondi che imparano a memoria tutti i libri che hanno letto. Sono gli “uomini-libro” guidati da Granger.

Scoppia una guerra atomica che distrugge la città. Montag e i suoi nuovi compagni vorrebbero far risorgere la cultura dalle ceneri di quella società repressiva, ma molto probabilmente non ce la potranno fare.

La memoria storica contenuta nelle teste degli “uomini-libro”, anche se fosse patrimonio comune, di fatto non servirebbe a evitare gli stessi errori.

L’uomo tende a sopraffare l’altro, il potere tende comunque a tenere sotto controllo il libero pensiero e, soprattutto oggi, a promuovere strumenti che favoriscano l’ottundimento delle menti. Bradbury prefigura come il potere della tecnologia possa diventare un elemento capace di modificare l’essenza antropologica delle civiltà.

Il melologo coglie ed evidenzia questa verità in modo molto esplicito e convincente.

E’ uno spettacolo esplosivo, caratterizzato da un ritmo registico che non conosce indugi e che trascina il pubblico in un vortice di problematiche  che lo riguardano da vicino. 

Lo spettacolo viene salutato dallo scroscio di applausi di un pubblico prevalentemente giovane.

Deve essere riproposto, soprattutto per le scuole.

di Susanna Battisti

 

Scheda Tecnica

Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

A cura di lacasadargilla. Adattamento drammaturgico di Roberto Scarpetti. Drammaturgia musicale: Gianluca Ruggeri. Ambienti visivi: Maddalena Parise. Costumi: Camilla Carè. Drammaturgia delle luci: Omar Scala. Disegno sonoro: Pasquale Citera.

Con: Arianna Gaudio, Silvio Impegnoso, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Giulia Mazzarino, Alice Palazzi, Stefano Scialanga.

Percussioni: Gianluca Ruggeri. Pianoforte: Ivano Guagnelli.

Percussioni/ el.devices: Gianfranco Vozza. Percussioni : Carol Di Vito.

Regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni.

Aiuto regia e coordinamento: Matteo Finamore, Martina Massaro, Caterina Piotti e Francesco Cecchi Aglietti.

Foto di scena di Simone Galli.

Visto al Teatro India di Roma il 2 settembre 2023