Germano Mazzocchetti Ensemble Muggianne in concerto

L’incerto e fuggitivo bagliore di tante stelle cadenti si mescola alla luce di qualche stella fissa, questo è l’affascinante scenario che emerge dal mondo del jazz.
Haruki Murakami

Bene, la parola jazz mi disturba. Mi disturba perché fin da quando sono stato pubblicamente identificato con essa, ho fatto meno soldi ed ho avuto più problemi di quando non lo ero.
Charles Mingus

La musica di Germano Mazzocchetti è la summa di un equilibrio linguistico raggiunto intrecciando radici musicali diverse, non citazioni ma vere e proprie presenze che si fondono in maniera miracolosa per comporre qualcosa di altro, di autonomo, interpretate con un lessico personale originale e autentico.

Mi sono chiesta se virgolettare o meno le parole di Nicola Piovani, mossa dallo scrupolo di non riferirle in modo preciso, ma questo ha detto, stringi stringi, collegato in diretta prima del concerto di Muggianne, il nuovo album di Germano Mazzocchetti presentato con il suo ensemble all’Officina Pasolini, il mese scorso, di fronte a un pubblico attento e catturato, felice di ascoltare di nuovo dal vivo quella musica che è bella anche a vedersi.

E non è un caso, probabilmente, che Mazzocchetti sia tra i più accreditati autori di musica di scena, “sempre coerente con il tema trattato – di nuovo Piovani – eppure identificata da una sua cifra”.

Né sarà un caso se ogni brano custodisce una storia, un riferimento preciso, un aneddoto legato alla sua terra d’Abruzzo, a personaggi bizzarri, a espressioni tipiche, dialettali o gergali, cadute in disuso ma rispolverate all’occasione per costruirci intorno una partitura.

Muggianne, per cominciare, il brano di chiusa che dà il titolo all’album, è un termine dialettale arcaico tipico del suo paese e significa ‘sta zitto’, un’intimazione perentoria e definitiva al silenzio, oltre la quale non ci si può arrischiare.

La giostra della monachella invece è proprio ispirata alla proprietaria della giostra a spinta del paese, una signora minuta e vestita di nero, col fazzoletto in testa, che regalava un giro a tutti coloro che si offrivano di spingere gli altri.

Così come il signor Cinquesei, che Germano garantisce sia esistito davvero, e che comunque dà il titolo all’omonimo brano strutturato in cinque e in sei.

Un analogo connubio tra la struttura del brano e il suo ignaro ispiratore è rappresentato da Testasghemba, precedente album dedicato al calzolaio filosofo che elargiva massime di filosofia spicciola, la cui testa sghemba, appunto, ha suggerito il titolo di un pezzo ‘storto’, cioè non in due o in tre, ma misto. Con questo brano è iniziato il concerto, in un ideale filo che unisce un percorso coerente disseminato di guizzi e citazioni.

In Incroci dolosi, in particolare, la citazione dichiarata è di Meditation on Integration di Charles Mingus, “uno dei miei musicisti preferiti”.

Arriva subito prima di un licenzioso-poetico giro di contrabbasso di Luca Pirozzi, una parentesi esclusivamente live che riprende Ho amato tutto di Tosca, padrona di casa e assente giustificata, per poi decollare con tutto l’ensemble nel brano Un gioco sottile, seconda traccia dell’album, e precedente un titolo che torna a essere tributo alle bizzarre personalità del paese, Ogni persona ha una personalità personale, per la serie come immortalare una battuta tranchant usata per troncare sul nascere qualsiasi discussione, e farla risuonare a imperitura memoria.

E allora personalmente, dovendo scegliere un brano, uno solo, vado su La danza delle barche a colori, suggestionato dai versi di Angelo Maria Ripellino: la fisarmonica e il clarino in una dolcissima simbiosi d’attacco che mano a mano si velocizza e chiama dentro gli altri strumenti.

Riascoltare il cd alla luce di queste chicche dispensate con nonchalance tra un pezzo e l’altro, è un vero divertimento. Morbido jazz contaminato di folk e di musica etnica che arriva diretto anche ai profani e li incuriosisce, grazie alla forza di un ensemble collaudato dove ognuno ha lo spazio che merita, concedendo qua e là a virtuosistiche performance individuali.

Francesco Marini ai fiati (sax soprano, clarinetto e clarinetto basso), Paola Emanuele alla viola, Marco Acquarelli alla chitarra, Luca Pirozzi al contrabbasso, Valerio Vantaggio alla batteria. E, naturalmente, Germano Mazzocchetti alla fisarmonica.

Muggianne, Germano Mazzocchetti Ensemble,
Alfa Music
9 tracce (Total Time: 47.05)
La giostra della monachella
Un gioco sottile
Ogni persona ha una personalità personale
Prima di adesso
La danza delle barche a colori
Cinquesei
Incroci dolosi
La tela bianca
Muggianne

di Alessandra Bernocco