Se la forza dei Tarocchi non è prevedere. Intervista ad Andrea Orsini.

"Quando si va a cercare un guru, si va in cerca di quello che potremmo fare da soli: vuoi che un altro faccia per te quello che dovresti fare tu, perché pensi di non riuscire a farlo da solo. Ma il guru non ha ricevuto questo dono dal cielo, lo ha fatto lui, lo ha creato. Ha lavorato per riuscirci, riescici anche tu."
Alejandro Jodorowsky

"I problemi che abbiamo sono solo quelli che desideriamo avere. Siamo legati alle nostre difficoltà."
Alejandro Jodorowsky

Da più parti si ritiene che lo studio dei Tarocchi possa finalmente assumere una veste nuova, che “la lettura delle carte” possa avere non più carattere strettamente “divinatorio”, ma essere invece uno strumento di consapevolezza interiore e crescita personale. L’orientamento “terapeutico” nello studio degli Arcani Maggiori e Minori, a dire il vero, era già presente nell’approccio psicologico di Jung.

In questa nuova concezione, le carte diventano un supporto, un mezzo per esprimersi, e per esprimere richieste e desideri ad alta voce, riuscendo finalmente ad ascoltarli, e ad ascoltarsi in una dinamica relazionale unica fra chi quelle carte le legge e chi in quelle carte cerca, a volte scherzosamente, a volte morbosamente, altre consapevolmente, il proprio svincolo, affrancamento.

E in effetti, ognuno di noi può ammettere a se stesso che, nel momento in cui cede a questa tentazione di farsi dire cosa accadrà in amore, o per il lavoro, attraverso i Tarocchi, con questa esplicita richiesta di voler conoscere il proprio futuro attraverso la lettura delle “Carte”, in realtà ciò che ognuno vuole profondamente per sé è accedere a una preziosa mappa psichica e inconscia per orientare la propria interiorità, e così, gioiosamente, con una sorta di leggerezza apparente, rendersi consapevole delle dinamiche e dei processi in atto per riprendere in mano la possibilità di scegliere il meglio, scegliere forse, finalmente, ciò che si vorrebbe ancora avere il coraggio seriamente di scegliere.

La lettura delle Carte perciò, in questa prospettiva, diventa una cosa estremamente seria, e non solo le Carte si mettono severe di fronte a noi, rispetto al nostro “destino”, anche “chi le legge” prende un ruolo molto persuadente, ispirante, nell’analisi di quelle dinamiche di vita che il soggetto vuole in questo modo “esoterico”, intimo, segreto, a tratti occulto, conoscere meglio, per scardinarle, orientarle, comprenderle fino in fondo, da poter auspicare, e magari produrre, quei micro o macro cambiamenti che fortemente si vorrebbero, si vogliono, per se stessi.

Ma cerchiamo di conoscerle meglio queste Carte misteriose.

Il mazzo è di 78 carte tradizionali, 21 sono carte dette Trionfi e una è la carta del Matto. Le illustrazioni dei Trionfi sono figure umane, mitologiche e animali, numerate da 1 a 22. I Trionfi e il Matto, nella terminologia delle teorie esoteriche, all’interno dei Tarocchi, sono conosciuti come Arcani Maggiori.

Il termine “Tarocco” compare per la prima volta nel XVI secolo, ma l’origine della parola resta ancora un mistero. Esistono varie teorie su quale sia la genesi dei Tarocchi, ma la cosa certa è che le Carte come le conosciamo oggi risalgono al Medioevo e da allora si sono conservate immutate.

Una delle congetture più accreditate fa risalire la nascita di queste Carte all’antico Egitto, attraverso i Mamelucchi. Il mazzo dei Mamelucchi conteneva i quattro semi (polo, denari, coppe e spade) e le tre figure di corte, molto simili alle attuali carte da gioco tradizionali italiane, spagnole e portoghesi.

La teoria generalmente accettata sostiene che i Tarocchi in Italia nascano dall’aggiunta dei Trionfi al normale mazzo di carte da gioco italiano, come testimoniato da diversi documenti del XV secolo. A cosa servissero originariamente non lo sappiamo con sicurezza, ma si pensa venissero usati per i giochi di presa (tipo briscola). Non ci sono infatti testimonianze dei primi secoli che ci dicono che per scopi di divinazione o esoterici venissero utilizzati i Tarocchi.

Se oggi abbiamo una tecnica, o più tecniche, per leggere i Tarocchi e “predire il futuro” è grazie a Etteilla, un esoterista francese, e a Antoine Court de Gébelin che, nella sua opera “Le Monde Primitif” (1781), spiega come queste carte non rappresentino altro che la codificazione dei Libri di Thot, fatta in modo da tramandare queste predizioni di eventi planetari futuri segretamente, sotto forma di un innocuo mazzo di carte da gioco. Nel suo secondo libro (Manière de se récréer avec le jeu de cards nommées Tarots), Antoine descrive un metodo per l’utilizzo dei Tarocchi in Cartomanzia.

La cosa molto interessante è che nei secoli anche i disegni del Tarocco, sia nei colori che nei simboli contenuti nelle Carte, hanno subito cambiamenti, dovuti sia alla tecnologia di riproduzione e stampa dei mazzi di Carte, sia all’intervento di autori che hanno ridisegnato completamente ogni Arcano secondo un’interpretazione personale, mischiando spesso simboli e dettagli significativi provenienti però da tradizioni diverse.

La proliferazione di mazzi di Tarocchi “individuali” è stata soprattutto ottocentesca, dovuta al grande interesse scatenato in ambiente esoterico dagli studi sul gioco dei Tarocchi di Antoine Court de Gébelin, già nominato.

Da uno stimolante confronto con Andrea Orsini (autore di Carte dei Tarocchi) abbiamo cercato di capire come, sia il disegno delle Carte che il loro significato simbolico interno possano entrare nella vita di ognuno a stravolgerla, nell’approccio individuale e relazionale che nella lettura l’autore stesso delle Carte fa rispetto alla vita che gli si palesa davanti postulante e a suo modo occulta.

– che rapporto può esserci tra Tarocchi e crescita personale?

Penso che possano aiutare la crescita personale sotto molti aspetti. Configurano gli eventi della vita in un circolo, una ruota o una sorta di mandala, quindi possono funzionare come un addestramento alla complessità nell’unità, una via al superamento della paura. Poi i Tarocchi conservano un tratto arcaico, ponendosi come “libro muto”, ovvero di immagini. Ribaltano la relazione grafia-voce della parola scritta tornando al primato della relazione grafia-corpo, propria di un modo “originario”, dove i segni sono espressioni dirette dell’inconscio, macchine desideranti. I commenti e le interpretazioni vengono dopo.

– ci spieghi il senso del tuo mazzo di Carte?

Ho pensato di mettere in evidenza questi aspetti prendendo lo schema del “tarot cabalista” proposto nell’ottocento da vari circoli esoterici. Ma ho seguito un cammino inverso al tracciato di quelle scuole, invece di caricare, anzi sovra-caricare gli arcani di simbolismi, codici, riferimenti interpretazioni e virtuosismi concettuali… ho adottato un “metodo negativo”, di pulizia e decostruzione delle immagini. Qualcosa in linea con l’orientamento dell’arte e del disegno contemporaneo che usano l’essenzialità per facilitare il contatto diretto, intuitivo, tra l’opera e il pubblico.

– quale è l’interpretazione delle singole Carte e l’approccio ai loro simboli nella realizzazione che ne hai fatto?

Nell’interpretazione vedo sempre un tratto impositivo. In sé questo mazzo può essere utilizzato da qualsiasi tarotista seguendo la sua tradizione di riferimento. Ho scritto un libro di brevi poesie di commento a ogni arcano, ma lo considero come un esercizio laterale. La chiave interpretativa che propongo si rinchiude nella struttura stessa del mazzo. E’ un tarot auto-installante.

– quale è la differenza fra Arcani Maggiori e Arcani Minori?

Qui ho disposto una polarità tra le due serie. Se gli Arcani Maggiori rimandano a eventi “immateriali”, azioni o posture determinate da pulsioni, forze latenti o emergenti dell’inconscio, dove il consultante è invitato a specchiarsi, gli Arcani Minori rappresentano “i confini” o i principi di realtà che contengono e danno senso a queste forze articolando un microcosmo organico. Per mettere in evidenza tutto questo ho radicalizzato il tarot cabalista condensando gli Arcani Minori in un solo seme che li contiene tutti. Questi disegnano un “Albero della vita” ben originale. Mentre nella cabala le dieci Sfere dell’Albero sono le potenze metafisiche che formano il corpo di Adamo, nel Trance Meditation Game le 10 sfere costitutive rappresentano le forze “fisiche” che determinano ogni essere vivente. Forze sature di erotismo “in potenza”, come gli dei del mondo classico, che rappresento con un gioco di sguardi e volti. Questo è il solo taglio interpretativo che propongo, un riposizionamento nella prospettiva del superamento dell’astrazione Uomo-Dio, verso un ritorno alla corporeità e alla Natura.

– ci spieghi la struttura intima dei disegni?

La struttura intima degli Arcani Maggiori è il vuoto, nel senso che sono “buchi” dove aggregati di significato che si formano nel livello più occulto della mente passano e influenzano gli eventi. La comprensione può essere solo intuitiva, analogica ed emozionale. Per questo ho lavorato sul colore e su immagini bi-dimensionali, ombre colorate. All’inizio avevo cominciato a produrre disegni completamente originali, poi ho compreso che il tarot è un’opera collettiva che apre uno spazio di comunicazione, e che l’iconografia tradizionale non andava sostituita ma distillata. Così ho proseguito un intenso lavoro sui disegni di Conver, del 1760, tra i più conosciuti e usati, che ho ri-disegnato concentrando l’inquadratura sull’azione, per dare l’effetto di un “fermo immagine” sul particolare.

– dagli ambienti della psicologia agli ambienti della letteratura, qual è il ruolo delle Carte dei Tarocchi oggi in ambito culturale?

L’interesse per il tarot è sempre risorgente, proprio per questa sua caratteristica di stare “sulla faglia”, tra il mondo dei concetti e quello delle immagini. Nell’ambito europeo e anglosassone il tarot tende a non uscire dal mondo dei maghi se non per entrare in quello della psicologia junghiana. Spesso con sovrapposizioni. Nel campo latino invece l’interesse e la diffusione sono trasversali e senza inibizioni, forse a causa della contiguità con un universo magico originale, endemico e irriducibile. Jodorowsky è nato in Cile. Una volta sono andato in visita alla facoltà di architettura di Valparaiso, e ho conosciuto un professore di poetica del disegno, Goffredo Iommi, che teneva le sue lezioni tirando il tarot e invitando gli studenti a disegnare partendo da quell’ispirazione.

– cosa vuol dire libertà degli archetipi nei Tarocchi?

Questo è un tema veramente difficile. Intendi libertà degli Archetipi di mutare o evolversi? Bisognerebbe prima chiedersi se esistono. Se il mondo delle idee pure e immutabili esiste, o piuttosto se tra le forme e idee in continua emersione nella storia umana, alcune si manifestano più potenti o intense di altre, imponendosi come Prototipi. E se questi, collegandosi e formando “famiglie” per somiglianza, non si stratifichino su quei profili che chiamiamo Archetipi. Visti da questo lato non più simboli di idee pure, ma di gruppi di “idee” intense collegate.

– infine, svelaci il mistero di quella relazione che lega profondamente chi legge le Carte a chi fiducioso e ottimista se le fa leggere.

Una forma di transfert è inevitabile, ma l’abuso di autorità del tarotista e di creduloneria del consultante sono un problema. Ogni manipolazione si basa su un rapporto di potere, che si esercita o si subisce. Per questo ho chiamato Game il mazzo, gioco. Per limitare l’orgoglio del tarotista, che deve porsi come un facilitatore, e per aprire la disponibilità del consultante a “fare il lavoro”, cioè a non subire la lettura ma ad assumerla come un’esplorazione della propria intimità. Il Trance Meditation Game è orientato a “divinare” il presente, non il futuro, a offrire strumenti di localizzazione alla coscienza. Usato in questo modo può aiutare ad affrontare le domande di sempre, amore, salute e denari, e più in profondità ad allargare l’orizzonte della propria vita.

Chiara Merlo