BON COURAGE!

foto Lee Miller

.L'uomo che ha il coraggio di perdersi, si trova.
(Hegel– Lezioni sulla filosofia della religione, 1821-1824)

Non siamo disposti a rinunciare più a nulla seppur con un destino ormai segnato da un appiattimento patologico scambiato per serenità.

In questa felicità che assomiglia molto alla rassegnazione, vorremmo invece avere centri di gravità permanente, certezze, regole. Libertà, desiderio restano condizioni sconosciute e quanto mai attuali nella nostra Società della Positività, dove tutti devono essere giovani, sani e belli, pretendere il successo come diritto inalienabile e condizione necessaria per l’autorealizzazione.

Ma Libertà non coincide con Identità, né Successo con Felicità.

Indietro non si torna. Eppure esiste latente una voce che ci suggerisce di lasciare andare, spegnere e voltare le spalle, che esiste un’alternativa se si ha coraggio.

Ma come negare che ci sia stato un avanzamento considerevole dovuto alla tecnologia in ogni campo. Avanzamento che spesso ha avuto i connotati di un privilegio, non per tutti di certo. E che questo miglioramento sensibile di condizioni e sapere non è stato preceduto da un adeguato ragionamento filosofico se fossimo già pronti e a quale condizione nel modificarci in questo modo.

Le nuove tecnologie generative affascinano e turbano al contempo, capiamo che lo sviluppo senza uno scopo, fine a se stesso potrebbe essere di grave pericolo.

Lee Miller e Agneta Fischer

Nasce così l’esigenza di rallentare, considerare, avere pazienza, attendere e diversificare.

Impossibile, se non performiamo correttamente verremo scartati, esattamente come una macchina che non funziona, o nella migliore delle ipotesi, rigenerati, riadattati, messi in regola. La macchina che commette errori va aggiustata o sostituita. Questa assurda corsa alla semplificazione, all’ottimizzazione non ha nulla di umano. Né ha il senso di sintesi, di essenziale, ma di semplice, privato di concetto, di ragionamento, di fatica e di fallimento.

Niente errore, niente dolore, viviamo an-estetizzati da una noia diffusa, dove tutto pare già visto e dove la soluzione sembra un ossessivo assortimento.

Produrre e anticipare le esigenze, i desideri, manipolare ad ogni costo persone e situazioni pur di vendere, cose, illusioni, sogni.

Ci allontaniamo anni luce dalla realtà esperienziale e approdiamo felici in un paradiso di promesse e di aspettative pur di vivere per sempre, fluidificati in abnormità condivise. Intelligenti artificialmente, omologati o customizzati, autenticamente ignari di un destino immersivo e spettacolista.

Questa verità nasconde una violenza nuova, inattesa, fatta più di obblighi che di sofferenza, non è coercitiva ma dissuasiva, subdola e invasiva, genetica.

Non esiste più il nemico da combattere, non è configurabile il male da evitare né alleati nella lotta, restiamo soli, unità singole e fragili di fronte ad una scelta impossibile da prendere e privi di facoltà decisionale. Siamo diventati spettatori e non attori di una rappresentazione aliena, personaggi senza responsabilità né autorità in un racconto di sci-fi, incapaci di reinserirci in Natura,  ormai adatti solo ad una versione post umana di una Natura dopo la Natura.

La speranza non diventa resilienza, semmai ostinatezza, diremmo un accanimento terapeutico sul paziente ormai perduto. Nonostante ciò il coraggio potrebbe farci risorgere.

Un coraggio espresso con saggezza, nulla di muscolare. Onestà e conoscenza, accettazione. Una gioia deleuziana che corre verso la vita, verso la diversità, la pluralità.

Sperando che l’errore venga commesso.

di Alessandro Turci

(Alessandro Turci: studia Giurisprudenza all’Università di Torino e ha interessi tra Moda e Arte Contemporanea. Fashion Designer e Art Director per brand internazionali, fonda a Milano nel 2012 Risekult Associazione Culturale per l’Arte Contemporanea e pubblica l’Art Book Risekult, libro d’eccellenza per collezionisti – www.risekult.com . Curatore di mostre d’arte, collabora con gallerie e musei. Collaboratore editoriale per Flair Magazine, Officiel Homme e per The Sign Speaking con rubriche su Arte e Moda. Docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, attualmente ordinario all’Accademia di Belle Arti di Frosinone e all’Istituto Europeo di Design).